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Recensioni

Andar per case a Firenze

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Quando cammino per strada, mi capita molto spesso di indugiare davanti ad una finestra con le tende aperte per vedere com’è quella casa, come sono i soffitti, i lampadari, quanto ricche sono le librerie o quali dipinti sono appesi alle pareti. Mi incuriosiscono le dimore altrui: mi immagino le vite di chi frequenta quelle stanze. Ecco perché suggerisco un piccolo e insolito itinerario da fare nella mia Firenze, dove alcune antiche dimore sono accessibili a tutti senza necessità di occhieggiare furtivamente al loro interno attraverso finestre lasciate aperte.

La prima tappa è senz’altro Palazzo Davanzati: nel trecentesco palazzo che fu dei Davizzi e dei Davanzati e che divenne famoso nel XX secolo grazie all’antiquario Elia Volpi, è possibile apprezzare un’elegante dimora antica con i suoi apparati decorativi originali (coloratissimi affreschi e soffitti lignei), con gli agi (sale da bagno e il pozzo), gli arredi (antichi ma non provenienti da questa casa), i serviti e le preziose opere d’arte. Una visita speciale merita il terzo piano del palazzo, dove si trova la cucina che conserva utensili d’epoca.

Simile per tipologia è il Museo Horne, realizzato nel quattrocentesco palazzo Alberti Corsi che nel XX secolo fu acquistato dallo studioso inglese Herbert Percy Horne e da lui arredato con arredi antichi (XIII- XVI secolo) e una splendida collezione di dipinti di Giotto, Simone Martini, Masaccio, Filippino Lippi.

SeDavanzati e Horne rappresentano esempi straordinari della casa trecentesca e quattrocentesca fiorentina, quella di Giorgio Vasari in borgo Santa Croce è un eccellente esempio di casa del XVI secolo: fu donata dal granduca Cosimo al suo artista ufficiale, il quale, sempre impegnatissimo nei cantieri architettonici e pittorici fiorentini come anche nell’impresa letteraria delle Vite degli artisti, trovò comunque il tempo per decorare e far decorare la propria abitazione. La casa rimase dei Vasari fino alla fine del XVII secolo, per poi essere spogliata della ricca collezione che vi si trovava e essere anche danneggiata e rimaneggiata nei decori. Da poco è tornata visitabile.

Non lontano si trova una casa assai diversa, per periodo storico e anche per tipologia museale: si tratta di casa Buonarroti. La dimora, sorta dall’accorpamento di più case acquistate da Michelangelo e lasciate poi in eredità al nipote, è un luogo dedicato alla memoria del genio fiorentino. La sua famiglia, consapevole dell’importanza del proprio avo, ha fatto decorare nel XVII secolo da artisti come Giovanni da San Giovanni, Cecco Bravo, Artemisia Gentileschi e altri le sale al piano nobile: la galleria, che rappresenta senz’altro la sala principale, è tutta dedicata alla vita di Michelangelo; mentre le altre sale, più piccole ma non meno suggestive e a mio parere anche più vive, sono dedicate agli interessi culturali (storia, letteratura, scienza, archeologia) di questa famiglia che dal XVI secolo in poi ha espresso grandi personalità. Qui si possono scoprire alcune opere della giovinezza di Michelangelo come la Madonna della Scala e la Battaglia dei centauri e anche le più tarde Divinità fluviale e il modello ligneo per la facciata di San Lorenzo, oltre ai molti disegni.

Dal 1998 lo Stato Italiano è proprietario della casa dell’antica e nobile famiglia Martelli che si trova a due passi dal duomo e dalle Cappelle medicee. Il palazzo è sorto, ancora una volta, dalla ristrutturazione di più edifici antichi che furono riunificati nel XVII secolo. In questo frangente le sale interne del palazzo furono affrescate con immagini di paesaggi che hanno lo scopo di sfondare lo spazio limitato delle pareti per aprire questo palazzo cittadino verso un’idilliaca campagna toscana. Il palazzo è ancora completamente arredato con i mobili appartenuti ai Martelli e alle pareti conserva i dipinti che facevano parte della quadreria familiare che annovera anche opere di Piero di Cosimo, Beccafumi, Luca Giordano e altri.

Ultima tappa di questo curioso itinerario è la casa di Rodolfo Siviero, lo 007 dell’arte al quale dobbiamo il recupero di numerose opere trafugate nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1946 Siviero fu nominato capo delll’Ufficio Interministeriale per il recupero delle opere d’arte. Amico di artisti e collezionista, nella sua casa riunì opere antiche e contemporanee per donare tutto alla Regione Toscana nel 1983. La visita alla sua casa museo è un’emozione unica che nasce dal trovarsi di fronte a capolavori di varie epoche e di attraversare le sale dove questo personaggio trascorse le sue giornate fatte di studio, di indagini e di belle frequentazioni

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